La tintura nella storia
La tintura è vecchia come il mondo. Da che l’uomo è sulla terra, ci sono prove dell’uso di colori naturali, come fiori, piante o sostanze organiche per tingere. I primi reperti risalgono al Neolitico. Ovvio, che i colori in quel periodo, erano legati alla natura. Gli Egizi ad esempio, usavano le spezie come la curcuma, l’hennè e lo zafferano. I Fenici erano noti per il color porpora, che era ricavato da un mollusco presente sulle le loro coste. In tutto il mondo si fanno colori che identificano le zone di provenienza. Basti pensare al batik in India o alle tinture degli Atzechi che erano fatte fatte con la cocciniglia e radici di alberi.
Col tempo, la tintura migliora grazie alle nuove scoperte e ai primi traffici commerciali. Si passa dalla tintura fatta in casa, alle prime corporazioni delle arti e mestieri inclusi i tintori. Questo diede loro modo di organizzarsi e di tutelare la loro arte con degli statuti. A Firenze nacque un inizio di industria. Ogni tintore era specializzato su un colore di cui custodiva il segreto. La scoperta delle Americhe diede un nuovo impulso, infatti si scoprirono nuove tecniche e nuovi colori. Fu solo nel 1856 che William Henry Perkin, un chimico inglese, scoprì per caso che dall‘anilina si poteva fare il color malva. Questa scoperta sancì da lì a poco la fine dei colori naturali a favore di quelli chimici.
(William Henry Perkin)
La tintura oggi
la tintura dei filati, è un ciclo di lavoro che trasforma un filo greggio in uno colorato, grazie all’uso di agenti chimici. È molto importante che il colore vada in profondità nella fibra, per la solidità e la durata. Si inizia col togliere le impurità che possono dare toni diversi di colore. Poi, le rocche di filo vengono messe in apposite autoclavi, in un bagno alcalino dove ci sono anche i coloranti. Questi, vanno a fondo nella fibra (imbibenza), danno uniformità e attivano i processi chimici che fissano il colore. Le ultime due fasi sono: il lavaggio per togliere gli eccessi di tinta e l’ossidazione che fissa il colore e lo rende non solubile in acqua. (solidità)
(Autoclavi)
Il ciclo dura fino a 12 ore e alla fine, le rocche sono asciugate con una centrifuga. Per dare il giusto grado di umidità, le rocche sono trattate con getti d’aria o con le microonde. Alla fine il filo viene controllato per vedere se il colore è uniforme e tiene al lavaggio. La tintura in filo è la migliore per la stabilità del colore. Oggi si usa anche la tintura in pezza, ovvero si tinge il tessuto greggio. Questa tecnica è di certo più economica, ma dà risultati inferiori in termini di durata e solidità.
La nostra politica
Vista la qualità dei nostri prodotti che sono usati a contatto con la pelle, la nostra azienda, usa solo filati in tinto in filo. Oltre alla migliore qualità, questo processo è fatto in Italia, nel rispetto delle leggi. Infatti, in Italia è vietato l’uso di molti coloranti e di molti agenti chimici. La formaldeide ad esempio, è cancerogena e molto inquinante.